Testo inedito a cura di Gino Casagrande
Quando alcuni anni or sono, rovistando le carte del vecchio catalogo della collezione petrarchesca conservata nella biblioteca della Cornell University, mi toccò la rara fortuna di ritrovare lo smarrito unico manoscritto contenente le parti inedite dell'«Anticrusca», mi sentii legato al suo autore e mi riproposi fin d'allora di presentare agli studiosi quest'edizione. Poi varie circostanze mi hanno impedito fino ad oggi di adempiere quella promessa e questo dovere.
Ma la ragione personale ed affettiva è solamente un antefatto. Ciò che giustifica l'edizione delle parte inedite dell'«Anticrusca» è il fatto che quest'opera beniana assume un singolare rilievo nella storia delle controversie linguistiche degli ultimi anni del Cinquecento e dei primi del Seicento. L'«Anticrusca» infatti rappresenta il primo importante documento d'opposizione ai presupposti linguistici e lessicografici del «Vocabolario della Crusca».
Dichiarando inaccettabile l'arcaismo del primo «Vocabolario», il Beni con questa sua opera viene a porsi a favore di una modernità linguistica, tutt'altro che spregiudicata (come qualcuno ha voluto dire), anzi controllata e passata al vaglio delle esperienze letterarie cinquecentesche, toscane e non toscane. egli si schiera quindi a favore d'una italianità comune ora che, per la realtà effettiva delle cose, il Cinquecento aveva da un lato testimoniato oltre dubbio il numero e l'importanza di scrittori estratoscani e dall'altro il venir meno della preminenza fiorentina nella prassi letteraria.
Dalla Premessa.
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