Introduzione di Giuliano Tanturli, nota ai testi di Domenico De Robertis
Il Brunelleschi non fu un poeta a tempo perso, ma sonettista al momento opportuno. In quest'uso il sonetto è tutt'uno con la situazione presupposta, che quanto più si condensa in quel breve giro, tanto più di energia dà allo scoppio delle allusioni e dei sensi molteplici. L'effetto di esalta, non per un semplice raddoppio dello spazio, ma per un moltiplicarsi delle possibilità allusive, come un gioco di specchi, nella tenzone, che infatti al movente occasionale, reale o almeno pretestuoso, è condizionata.
Il Brunelleschi non lasciò passare l'opportunità offerta da un sonetto di Giovanni da Prato per creare l'immagine verbale di sé e del suo essere nel mondo.
Dall'Introduzione.
Recensione di Francesco Garilli
«Giornale storico della letteratura italiana», CLVI, 1979, pp. 451-53.
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