A cura di Mahmoud Salem Elsheikh
Quando si dà alla luce un testo inedito non c'è forse necessità di giustificare l'iniziativa dell'editore. Tanto più quando il testo risale alla fine del secolo XIII o al massimo ai primi del XIV, e si presenta in una lingua nutrita di schietti elementi dialettali, sì da arricchire la testimonianza del più antico volgare pisano e aumentare il già cospicuo numero di testi letterari di una zona vitale della storia della cultura italiana. Non è tuttavia solo l'interesse linguistico che ci ha indotto a pubblicare la «Leggenda di San Torpè», ma il desiderio di sottrarre al buio secolare uno dei più venerati santi pisani, che ha lasciato un segno notevole nella vita religiosa e culturale della città di Pisa, oltre all'offerta di nuove informazioni sul martire locale e sui suoi miracoli. Al di là della scoperta dell'inedito, l'edizione della «Leggenda di San TOrpè» trova così una duplice giustificazione: l'una linguistica e l'altra storico-culturale.
Dall'Introduzione
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