Nel saggio che qui vi presento vorrei analizzare e definire l'infinito sostantivato italiano. Questo costrutto pone diversi problemi, di analisi sintattica come d'interpretazione semantica, ma finora non è mai stato studiato sistematicamente. Nel lontano 1967, quando l'intenzione di fare un tale lavoro era ancora un sogno che un progetto vero e proprio, il Migliorini lo confermò, scrivendo a questo proposito: «non esiste alcuna monografia sulla sostantivazione del verbo, e l'argomento è abbastanza interessante per formare l'oggetto di ampi spogli» (lettera del 19 ottobre 1967). da allora la situazione non è cambiata molto: esiste qualche articolo, e vi sono brevi cenni negli studi sull'infinito in generale: ma nessuno ha cercato di dare una visione d'insieme sul problema. All'italino mana quindi sempre una monografia cui alluse il Migliorini.
L'assenza di un modello preciso per il lavoro costituisce naturalmente un problema importante, ma ha nello stesso tempo il vantaggio di offrire una maggiore libertà. Avendo scelto un'impostazione storica, mi sono imbattuto sin dall'inizio nel problema della costituzione d'un corpus che doveva includere testi ripartiti lungo la storia della lingua italiana.
Dalla Premessa
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