L’articolo ripercorre la storia della parola caffè attraverso le rotte di diffusione della pianta, dei suoi semi e della bevanda. Il successo che questo prodotto ha avuto in Europa a partire dal XVII secolo ha favorito l’accoglimento della sua denominazione nelle diverse lingue europee. In italiano la parola, di origine araba, è entrata grazie ai diari di viaggio e ai resoconti di ambasciatori e mercanti attraverso la mediazione della lingua turca; la prima attestazione, nella forma quasi attuale cafè, si deve a di Pietro Della Valle che la riporta nei suoi Diari (1615), mentre per la sua comparsa nella lingua letteraria si deve aspettare la seconda metà del Seicento. Ancora successiva la registrazione lessicografica che avviene nella Quarta impressione del Vocabolario degli Accademici della Crusca (1729-1738). Il presente lavoro cerca di ricostruire i diversi passaggi fonologici e semantici attraverso cui la parola è giunta fino a noi, radicandosi a tal punto da arrivare a rappresentare un tassello di italianità. Dopo il grande successo della bevanda nell’Europa settecentesca, con l’estensione del significato di caffè a ‘bottega del caffè’ e la sua adozione come titolo della rivista manifesto dell’Illuminismo milanese, dalla fine dell’Ottocento il caffè, prodotto e parola, subisce una decisa svolta verso l’italianità: con l’invenzione della moka prima e poi con il brevetto della macchina a vapore per l’espresso, l’Italia assume il primato nell’esportazione del nuovo modo di prepararlo e consumarlo.