Nel libro di grammatica, deputato a codificare la fisionomia dello standard linguistico nazionale e perciò cruciale nella formazione dell’identità linguistica, il complesso fraseologico contribuisce a delineare un sistema etico di riferimento per i nuovi italiani. Il presente contributo indaga quale profilo identitario produce la seriazione di idiotismi e modi di dire contenuti in un campione di grammatiche per le scuole elementari edite tra il 1880 e il 1906, eterogenee per metodologia. Oltre a verificare la qualità e la quantità degli inserti idiomatici, valutandoli in diacronia, l’indagine intende rilevare l’eventuale loro impiego a fini glottodidattici. L’analisi condotta mostra che le grammatiche considerate diffondono il patrimonio fraseologico panitaliano piegandolo a più esigenze: prima di tutto glottodidattiche, offrendo del materiale spendibile nel parlato conversazionale quotidiano, nel contempo sfruttato per esercitare il sapere grammaticale e per focalizzare, grazie alla particolare struttura dei proverbi, precise strutture linguistiche (come le correlazioni o le frasi relative), insieme ad alcune forme residuali nella lingua, sedimentatesi proprio negli idiomatismi; questi ultimi, in secondo luogo, hanno un’ulteriore funzione modellizzante dell’identità auspicata e attesa del suddito italiano esemplare, instradato sin dall’infanzia ai valori del self-helpismo smilesiano, sostanzialmente preservato sino al primo Novecento.