Il contributo prende in esame le parole della gastronomia presenti in testi napoletani quattro e primo-cinquecenteschi. La scelta di concentrare l’attenzione sul tema del cibo e sull’area geografica napoletana si motiva con la particolare ricchezza e la varietà di questo campo semantico nel territorio considerato e con la produttività di Napoli come principale centro d’irradiazione di meridionalismi gastronomici nella lingua nazionale. S’intende verificare l’eventuale registrazione di tali lemmi quattro-cinquecenteschi nei vocabolari napoletani dell’Ottocento, strumenti che si caratterizzano per la consuetudine (abituale nei dizionari in lingua ma assai poco praticata dalla lessicografia dialettale) di basarsi su fonti scritte precedenti, modalità che conferisce a tali opere lessicografiche (considerate nel complesso) un’originale e moderna prospettiva diacronica. Il raffronto sistematico tra documentazione antica e tradizione lessicografica ottocentesca consente di ricostruire la biografia dei lemmi analizzati, osservandone (a seconda dei casi) la persistenza, la sopravvivenza, la capacità di irradiazione, la variazione formale e semantica, la perdita di vitalità, l’obsolescenza, la diffusione in altre varietà linguistiche della penisola e nella lingua nazionale. Si può in tal modo misurare il tasso di dinamismo di una porzione di lessico gastronomico in diacronia prospettica (adattando a questo caso una felice coniazione di De Mauro per il lessico dantesco).