Il contributo si propone di valutare l’incidenza dell’azione della censura inquisitoriale sulle citazioni testuali allegate nelle prime quattro impressioni del Vocabolario della Crusca. L’argomento è stato finora indagato esclusivamente in riferimento al caso esemplare del Decameron di Boccaccio, ma mancava un’analisi più ampia specie sull’atteggiamento dei compilatori della terza e della quarta impressione. Nella prima metà del saggio vengono esaminate le due ragioni che portarono, nel corso del Settecento, a un sempre maggiore distacco dei lessicografi della Crusca dalle disposizioni censorie: il mutamento del contesto politico e della relazione tra intellettuali e censura, e lo spessore filologico dei “cattolici illuminati” che provvidero alla compilazione della quarta impressione. Nella seconda metà del contributo, sono condotti sondaggi a campione sulle citazioni dei vocabolari della Crusca concernenti i due estremi della scala diafasica del lessico: la terminologia scientifica galileiana, e quella popolare estratta dalla novellistica e dalla tradizione teatrale fiorentina. La conclusione a cui si giunge è che la distanza notata nell’edizione del 1729-1738 rispetto ai dettami inquisitoriali si realizza per evoluzione rispetto alle edizioni precedenti, ed è motivata dal rigore filologico che animava i compilatori settecenteschi più che da un loro oltranzismo anti-inquisitoriale.