L’articolo consiste in un’analisi degli aspetti metrici e dello stile dei due sonetti amorosi di Coluccio Salutati, Io ti priego per Dio, che t’amò tanto e Qual cuor gentil fu mai le punte d’oro. Il contributo, che si allarga a considerazioni prosodico-testuali che riguardano l’intera produzione sonettistica del cancelliere, è corredato dall’edizione critica e commentata del sonetto anonimo Io mi nutrico e vivo di sospiri, fin qui inedito, che Salutati trascrisse a c. 39v del ms. San Marco 566 della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze.