ARTICOLO
Caterina Canneti

«Di diversi color si mostra adorno». La «Commedia» di Dante nel «Vocabolario» della Crusca

Nell’ambito del Vocabolario della Crusca (e non solo) Dante compare, insieme a Petrarca, Boccaccio e Giovanni Villani, tra i quattro autori la cui lingua ha rivestito e riveste tuttora un ruolo di primaria importanza. Affondato dai giudizi di Bembo nelle Prose della volgar lingua (1525) e successivamente reinserito da Salviati nella sua proposta di un canone di autori antichi negli Avvertimenti della lingua sopra’l Decamerone (1584-86), Dante rimane, nel corso delle edizioni del Vocabolario, uno degli autori la cui attestazione si dimostra imprescindibile e necessaria, oltre che un punto di partenza fondamentale per le attività di spoglio. Lo studio proposto ha l’obiettivo di indagare sulle scelte dei compilatori per le allegazioni della Commedia nelle prime quattro impressioni del Vocabolario. A questo proposito, è stato necessario considerare la documentazione originale prodotta dagli Accademici, impegnati anche nella loro edizione della Commedia, pubblicata a Firenze nel 1595, per la quale essi hanno raccolto e consultato un gran numero di testimoni. Si propone qui un confronto che coinvolgerà alcuni codici della tradizione dantesca, esemplari a stampa (talvolta anche postillati) appartenuti a eruditi e Accademici e conservati presso le principali Biblioteche fiorentine, fascicoli d’Archivio presenti ancora oggi in Accademia e allegazioni del Vocabolario, al fine di mettere in luce il rapporto privilegiato tra gli Accademici della Crusca e la lingua della Commedia dantesca.