Il contributo fornisce l’edizione critica e commentata di due frottole che una lunga tradizione editoriale ha erroneamente attribuito a Francesco Petrarca. La prima, Accorruomo, ch’i’ muoio!, è una catena di proverbi in distici a rima baciata di misura oscillante tra il senario e il novenario. La seconda, I’ ò tanto taciuto, è l’enigmatico monologo interiore di un io che si dibatte tra lusinghe mondane e salvezza spirituale. Lo studio permette così l’ampliamento del corpus di testi che è possibile definire frottole, in vista di una più dettagliata conoscenza di un genere dalla fisionomia ancora oscura.