L’articolo riflette sull’impiego della filologia delle strutture nella tradizione quattrocentesca dei codici di lettere e orazioni in volgare di ispirazione civile. Dopo una panoramica sulla storia del metodo e sulla sua fortuna in ambito romanzo se ne illustreranno le potenzialità euristiche non solo ai fini di una prima razionalizzazione del corpus (individuazione, su base tassonomica, di un certo numero di raggruppamenti e definizione dei loro rapporti) ma anche per seguire i suoi sviluppi nel tempo. Attraverso la presentazione di alcuni casi di studio si riuscirà così a dimostrare, sulla scorta di alcune recenti osservazioni di filologia della ricezione, come l’impiego congiunto di criteri sincronici (strutturali) e diacronici (confronto con i risultati ricavati, per via stemmatica, nelle edizioni critiche eventualmente a disposizione per singoli testi) consenta di evidenziare alcune dinamiche nell’evoluzione delle sillogi che l’impiego esclusivo dell’uno o dell’altro criterio avrebbe lasciato
in ombra.