Nonostante il primato cronologico e l’importanza strategica delle Regole grammaticali nel dibattito cinquecentesco attorno alla nascente “volgar lingua”, poco sono stati studiati i presupposti teorici che costituiscono le fondamenta del primo manuale di grammatica italiana. Alla luce di un’analisi delle modalità di citazione del Decameron, questo articolo evidenzia un sapiente utilizzo dell’autorità boccacciana da parte di Fortunio, al fine di rivendicare, in anticipo sulle Prose e dunque sulla teorizzazione bembiana, il ruolo del certaldese come nuovo Cicerone e, di conseguenza, il proprio ruolo come primo precettore dei ciceroniani del volgare.