L’articolo tenta di spiegare in che cosa consista la «supprema constructio», ovvero il «gradus constructionis excellentissimus» che nel cap. II vi del De vulgari eloquentia Dante addita come il solo tipo di costruzione della frase degno del volgare illustre. Dante non definisce quali siano i tratti distintivi che dovrebbero identificare questo tipo di costruzione, anzi si mostra incapace di farlo e consapevole di non saperlo fare. Si limita ad esemplificare tale costruzione, elencando 11 canzoni (5 provenzali, 1 francese, 5 italiane) che, a suo giudizio, sono esemplari sotto questo aspetto; e, all’opposto, addita nel detestato Guittone e nei suoi ignoranti estimatori esempi negativi di rimatori municipali incapaci di attingere la «supprema constructio». L’articolo prospetta quindi la costruzione di due corpora, l’uno costituito dalle 11 canzoni esemplari, l’altro costituito da un egual numero di canzoni di Guittone e dei rimatori municipali toscani che Dante assimila a Guittone, per tentare di evincere dall’analisi sintattica contrastiva dei due corpora quali siano le caratteristiche distintive della «supprema constructio». È però indispensabile chiarire preliminarmente che la tradizione grammaticale latina classica e medievale non possedeva la nozione di subordinazione, e di conseguenza non aveva sviluppato nessuna analisi sintattica della frase complessa. La tradizione retorica mediolatina analizza la clausula in membra o distinctiones, ma in termini prosodici, non sintattici. Dante avrebbe potuto essere influenzato dall’analisi di questo tipo compiuta dal retore bolognese Bene da Firenze, ma non disponeva degli strumenti concettuali per poter compiere una analisi sintattica delle frasi complesse in termini moderni. Ciò premesso, l’articolo sviluppa, a titolo di campione, l’analisi sintattica contrastiva della canzone Tan m’ abellis l’amoros pensamen di Folchetto di Marsiglia e della canzone Ahi Deo, che dolorosa di Guittone. L’analisi mette in luce due opposte tendenze di fondo: la tendenza di Folchetto a costruire periodi ben equilibrati, con uno sviluppo “orizzontale” di proposizioni subordinate distribuite uniformemente; la tendenza di Guittone a sviluppare periodi fortemente squilibrati, che “sprofondano” in una linea “verticale” di subordinate tutte a destra. Vengono quindi messi a punto due indici numerici di “(dis)omogeneità” e “(a)simmetria” che permettono di misurare oggettivamente queste due tendenze. Appare probabile che Dante, pur senza poter focalizzare concettualmente la gerarchia sintattica delle frasi complesse, percepisse queste due opposte tendenze ritmico-sintattiche rispettivamente come buona e cattiva, espressione la prima di una razionale architettura argomentativa, la seconda di un accumulo quantitativo non dominato dal poeta.