Per approfondire le modalità del linguaggio burocratico-amministrativo postunitario è stata studiata la comunicazione pubblica del Comune di Milano, che per i primi decenni dopo l’Unità (dal 1859 al 1890) offre un’ampia raccolta edita di pubblicazioni ufficiali, come manifesti, ordinanze, avvisi, bandi, regolamenti, tariffe. Nell’analisi si è cercato di individuare la specificità del linguaggio burocratico, ma anche di dare conto dell’escursione del lessico accolto, dalle voci letterarie dei manifesti politici ai termini tecnici, giuridici ed economici: la necessità di regolare gli aspetti anche minuti della vita cittadina comporta negli avvisi e regolamenti l’impiego di voci riferite ad arti e mestieri, agricoltura, allevamento, medicina, chimica. I documenti comunali sono aperti ai forestierismi, soprattutto francesismi e anglicismi; i regionalismi, settentrionalismi e lombardismi, anche di antica tradizione amministrativa preunitaria, sono quantitativamente rilevanti, adottati però in misura sempre meno evidente e più consapevole nel corso del trentennio. L’analisi lessicale dei documenti comunali milanesi postunitari dimostra un’evidente continuità con il linguaggio legale e amministrativo precedente, accanto a diversi fattori di modernità, come l’apertura al neologismo e l’accoglimento di termini settoriali, in una direzione progressivamente “nazionale”.