Nel panorama linguistico settecentesco voce di spicco è Salvatore Corticelli, padre barnabita e docente di teologia e filosofia: con le Regole ed osservazioni della lingua toscana, pubblicate in due edizioni d’autore nel 1745 e nel 1754, Corticelli propone uno strumento didattico moderno, combinando allo studio teorico delle prescrizioni grammaticali la corretta pratica di scrittura, per assicurare a studenti e studiosi l’apprendimento della lingua e l’efficacia dell’orazione. Queste premesse metodologiche garantiscono alle Regole un’indiscussa fortuna, anche dopo la morte dell’autore: sono più di ottanta le ristampe della grammatica che si contano tra il 1760 e il 1887; alcune di queste risultano particolarmente rilevanti sul piano linguistico e filologico. Il contributo presenta uno studio della figura di Corticelli, anche in rapporto al credito di cui le Regole hanno goduto: dopo brevi cenni sulla vita dell’autore, sugli anni di insegnamento a Bologna e sulla produzione complessiva, si prenderà in considerazione, a partire dalle dichiarazioni d’intenti affidate alle Prefazioni, l’opera grammaticografica nelle due edizioni d’autore (1745 e 1754) e si indagherà la sua fortuna, esaminando in particolare la ristampa fiorentina emendata da Pietro Dal Rio (1845) e la ristampa torinese (1856).