Nel saggio vengono pubblicati i capitoli superstiti di una grammatica fiorentina ritrovata fra le carte del ms. Magl. IV.30 della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, che conserva il più antico testimone delle Osservationi intorno al parlare, e scrivere toscano approntate da Giovanbattista Strozzi nel 1583. L'attribuzione del testo, che presenta il titolo «La lingua volgare si può ridurre in regola come la latina, et la greca, et altre», proprio all’autore delle Osservationi ed esponente di primo piano dell’Accademia degli Alterati è motivata non soltanto dalle similarità fra le due grammatiche tramandate dal codice magliabechiano (per esempio, l’articolo el), ma anche dalle notizie ricavabili dai manoscritti di questo cenacolo dei dotti, che svolse un ruolo significativo nella vita culturale fiorentina e italiana del tardo Cinquecento. In base ai documenti esaminati si può affermare che la grammatica, pervenutaci soltanto nelle parti sulle «lettere» e sul «nome» doveva essere scritta nel periodo iniziale dell'attività degli Alterati (1572 ca.), quando i suoi giovani accademici furono invitati da don Vincenzio Borghini a stendere «le regole, le prime, pure e semplici» per l’insegnamento primario della lingua volgare.