L’articolo intende esplorare le denominazioni al femminile adottate 264 SOMMARI DEGLI ARTICOLI nell’Ateneo bolognese per riferirsi a donne assurte eccezionalmente al ruolo di docenti tra il XVIII e il XIX secolo. Accanto a Clotilde Tambroni, professora di Lingua e Letteratura greca a cavallo tra fine Settecento e fine Ottocento, spiccano i nomi di scienziate come Laura Bassi, Maria Gaetana Agnesi, Maria Delle Donne. Donne d’eccezione, cui vengono riservati titoli quale dottrice/dottoressa, lettrice/precettrice, maestra sfruttando normali procedimenti morfologici associati al fenomeno della mozione grammaticale, che consente di formare nomi marcati rispetto al genere. L’obiettivo, tuttavia, non è quello di sancire linguisticamente la normalità dell’accesso delle donne all’insegnamento accademico, ma di sottolinearne l’eccezionalità e di farne modelli di eccellenza femminile, per virtù e sapienza, da opporre al femminismo libertino del tempo. Il femminile professora, nato per necessità referenziale, tende ad assumere nel volgere di un secolo una sfumatura ironica e finisce per essere sostituito con la forma oggi corrente professoressa, come attestano le fonti lessicografiche. La tendenza a ridicolizzare i nomi femminili di professioni a lungo interdette alle donne (come la docenza) porterà di fatto a sminuire o neutralizzare la portata innovativa della creazione lessicale, bloccandone la diffusione e normalizzazione.