ARTICOLO
Luca Mazzoni

Parole di Lucrezia Tornabuoni

L’articolo prende in analisi alcune espressioni usate da Lucrezia Tornabuoni (1427-1482) in due poemetti in terzine dei quali è prossima la pubblicazione dell’edizione critica per cura di chi scrive (Storia di Hester, Vita di Tubia), ma l’indagine si estende anche agli altri tre poemetti sacri di Lucrezia. Alcuni termini non sono attestati altrove (fare riserbo di + verbo nel senso di ‘fare voto’ e ‘risparmiarsi’, non intendere a muto forse nel senso di ‘capire perfettamente’, essere niente, forse nel senso di ‘non costare nulla, non dispiacere’); per altre espressioni, le definizioni presenti nei repertori non risultano soddisfacenti, e il significato emerge dal contesto nel quale si trovano (sogno ‘inezia’, addestrare ‘preparare’, mettere mano nel sangue di qualcuno ‘decidere l’attacco a qualcuno’, dare di piglio alle parole ‘afferrare bene le parole’, ammantare ‘imbandire un banchetto’, congiunzione ‘matrimonio’, rinfrescare ‘ristorarsi’, inanimirsi ‘insuperbirsi’). Talvolta quella di Lucrezia è la sola attestazione quattrocentesca (così per alle stagioni ‘al momento giusto’, operare ‘usare’, addossare ‘accollarsi’, assettare ‘adattare a sè’, volere che il bando vada per la propria parte ‘farla da padrone’, succinto ‘che indossa vestiti corti’, fare orizzonte ‘creare una superficie orizzontale’), o è possibile retrodatare parole usate per primo da Machiavelli (giunto ‘inganno’, stornare ‘desistere’, inanimire ‘incoraggiare’). I poemetti presentano anche il recupero di una locuzione dantesca (perder l’ora ‘sciupare il tempo’), e un sintagma tipicamente laurenziano (dare la soia / le soie ‘lusingare’).


Contenuto in:
SLeI - XXXVI (2019)