Il saggio esamina quale idea di grammatica ebbe il frate lessicografo Ambrogio da Calepio. L’analisi della voce grammatica del Dictionarium suggerisce che, sulla base degli insegnamenti di Lorenzo Valla, anche per il Calepino era possibile elaborare regole grammaticali del latino solo attingendo alle testimonianze degli autori classici. Il contributo propone perciò alcuni luoghi del Dictionarium in cui queste teorie vengono applicate e in cui vengono fornite, accanto a quelle strettamente lessicali legate al significato del lemma in questione, indicazioni grammaticali. L’indagine è condotta confrontando i passi proposti con quelli dove Valla discute delle medesime questioni nelle Elegantie o nelle Raudensiane note, mettendo in evidenza come il Calepino sia talvolta in accordo con l’umanista romano, talaltra lo contraddica, sempre argomentando la sua posizione con l’ausilio delle auctoritates. L’obiettivo è dimostrare che, ormai alle soglie del Cinquecento, Ambrogio da Calepio contribuì a restaurare il corretto latino classico, proseguendo, al pari dei più famosi lessicografi quattrocenteschi come Tortelli e Perotti, la grande impresa grammaticale dell’Umanesimo latino inaugurata da Valla.