Il contributo approfondisce aspetti significativi delle Regole ed osservazioni della lingua toscana ridotte a metodo per uso del Seminario di Bologna di Salvatore Corticelli (1745) e illustra il metodo didattico impiegato nell’opera. L’analisi di alcune parti del secondo libro, dedicato alla «costruzione toscana», cioè alla sintassi, permette di osservare quanto lo scopo didattico ne abbia condizionato la struttura generale. Corticelli riesce a conciliare il piano normativo e quello descrittivo attraverso uno schema fisso, ricorrente in ogni capitolo, che ha lo scopo di favorire l’apprendimento della grammatica da parte degli studenti. Le Regole tengono conto di alcune modalità importanti per la didattica: l’esposizione chiara, la terminologia grammaticale tradizionale, la necessità di sintesi, una certa sensibilità nel giudizio di “facile o difficile” delle norme. Inoltre, lo studio prende in esame il rapporto instaurato da Corticelli con la tradizione grammaticale precedente e la fortuna delle Regole nel corso del Settecento, con particolare riferimento alla Gramatica ragionata di Soave (1771).