L’articolo presenta l’edizione, con commento, della Vita di Stefano Benedetto Pallavicini (1757). Nata per commemorare il poeta patavino e le sue versioni oraziane (alcune delle quali inedite), l’operetta porta in realtà Algarotti a considerare criticamente l’annosa questione delle traduzioni poetiche, virando da una rilettura celebrativa a una pressoché totale presa di distanza, sintomo di un’insoddisfazione estetica che coinvolge ogni livello del sistema-letteratura.