Il saggio prende in esame l’ode “barbara” All’Aurora, che Carducci iniziò a comporre nel 1876. L’ode è ricca di elementi legati alla mitologia indiana e vedica, cosicché molti critici hanno ritenuto che lo spunto fosse stato fornito al poeta da alcune versioni di inni vedici pubblicate dal sanscritista Michele Kerbaker. In realtà, l’esame delle carte autografe (dove nel 1875 Carducci appuntò alcuni versi tibulliani, ovidiani e properziani relativi alla dea Aurora) e l’indagine sulle fonti, sulle varianti e sulla forma metrica (il distico elegiaco) confermano la forte aderenza dell’ode ai modelli greci e latini. Il saggio si concentra anche sulle sperimentazioni carducciane volte ad adattare il metro classico al verso italiano secondo il cosiddetto “metodo grammaticale”.