Gli esordi della lessicografia storica genovese vengono comunemente fatti risalire al 1841, quando l’abate e bibliotecario Giuseppe Olivieri e il poeta Giovanni Casaccia diedero alle stampe, rispettivamente, la prima edizione del proprio Dizionario domestico e la dispensa iniziale di quella che, dieci anni più tardi, sarebbe divenuta la prima edizione di un fortunato Vocabolario ripubblicato nel 1876 in una «seconda edizione accresciuta del doppio e quasi tutta rifatta». Ciò nonostante, diversi indizi indicano come nella prima metà del XIX secolo – in un momento di marcata attenzione per il patrimonio linguistico storico della Liguria – possano essere state redatte altre raccolte lessicali dedicate al genovese, di cui solo in pochi casi ci sono giunte testimonianze concrete. Una di questa è rappresentata da un ampio Vocabolario genovese mano-scritto dello scolopio Cristoforo Filippi (1770-1835), redatto fra il terzo e il quarto decennio dell’Ottocento e recentemente riportato all’attenzione del pubblico locale. Il documento era invero già stato segnalato dallo scrittore e giornalista Amedeo Pescio nel 1932 in un breve intervento sul «Secolo XIX», ma la sua irreperibilità lo aveva fatto rimanere del tutto sconosciuto alla comunità degli studiosi. Partendo da queste premesse, e sulla scorta della sua recente riscoperta, il saggio presenta l’opera di Filippi e la contestualizza nel suo periodo storico di redazione. Nel testo vengono descritte le modalità di rinvenimento del mano-scritto e le sue caratteristiche fisiche; inoltre, vengono illustrati e commentati gli apparati introduttivi del dizionario, i criteri di grafia adottati dall’autore e l’aspetto del lemmario. In chiusura viene passata in rassegna una selezione del-le entrate del dizionario, che rendono conto della lingua descritta da Filippi e dell’importanza del manoscritto per l’attestazione del lessico del genovese in prospettiva storica.