ARTICOLO
Giuseppe Zarra

Vicende lessicografiche dei diminutivi dei nomi in «-(z)ione»

Il saggio evidenzia come i diminutivi in -c-ella dei nomi in -(z)ione abbiano un posto di rilievo fra le cosiddette voci di regola la cui fortuna lessicografica è legata alle falsificazioni di Francesco Redi (1626-1697). Questi diminutivi, pur rappresentando una formazione pienamente coerente col sistema derivativo italo-romanzo, hanno rare occorrenze nei testi toscani antichi. Se ne trova, però, un buon numero nella terza impressione del Vocabolario degli Accademici della Crusca (1691) e, soprattutto, nella quarta impressione (1729-1738), cui Redi diede un’impronta postuma tramite il passaggio delle sue carte agli accademici del Settecento. L’opera mistificatoria rediana con la creazione di false allegazioni antiche è confermata dalla presenza dei diminutivi in -c-ella e dei rispettivi esempi nelle postille dell’esemplare della III Crusca appartenuto a Redi, oggi presso la Biblioteca Città di Arezzo, con segnatura «Fondo Antico, XVIII 1». Tali postille sono trascritte a confronto coi lemmi della IV Crusca. I lemmi in -c-ella e gli esempi annessi compaiono anche nei due principali dizionari storici dell’italiano, il TB (1861-1879), che accoglie tutti quelli presenti nella IV Crusca, e il GDLI (1961-2002), che ne omette pochi. Tale fortuna nei dizionari di Otto e Novecento dipende principalmente dall’influenza del modello cruscante secondo quella nota continuità inerziale che è peculiare della lessicografia italiana.