Prendendo le mosse da un importante libro pubblicato di recente (L. Petrucci, Alle origini dell’epigrafia volgare. Iscrizioni italiane e romanze fino al 1275, Pisa, Plus, 2010) l’autore innanzi tutto discute, da un punto di vista grammaticale e storico, i criteri che devono condurre a considerare dettate in volgare o in latino le didascalie – consistenti per lo più di una sola parola – che identificano le figure rappresentate in dipinti, sculture, avori ecc. d’età romanica. Richiama poi l’attenzione degli studiosi su quattro manufatti artistici che contengono didascalie scritte in un latino ‘scorretto’ (cioè volgareggiante) o francamente in volgare: un avorio berlinese di scuola amalfitana, uno degli avori di Salerno, il Crocifisso di S. Damiano, il ‘ritratto’ di S. Francesco al Sacro Speco di Subiaco.