La divisione del libro nelle due parti iniziali non fa che rispecchiare quella tra le due differenti fasi politiche e culturali che si susseguirono nel sessantennio preso in esame. Era quasi inevitabile, quindi, per poter illustrare l'atmosfera che contrassegnò l'Italia giolittiana, rispetto a quella postunitaria. Nel primo e nel secondo capitolo di entrambe queste due parti, infatti, si analizza il rapporto tra la politica scolastica e il dibattito linguistico-pedagogico. Solo nel terzo e nel quinto capitolo si presenta un esame selettivo di alcune regole enunciate nei testi grammaticali più noti o più diffusi in ciascuna delle due fasi.
Quest'ultima sezione, essendo molto simile a quella che Croce definì "una storia della grammatica diretta ad esporre quel che di propriamente grammaticale è nelle grammatiche", potrebbe risultare "una storia poco allegra", come per l'appunto precisò lo stesso filosofo abruzzese.
Resta tuttavia da sperare, anche a chi come noi è destinato comunque ad essere "post-crociano" (Contini 1989), che lui avesse almeno altrettanta ragione nel sostenere che quella storia resterà sempre "fondamentale per una vera riforma della disciplina".
Dall'Introduzione.
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