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Scorrendo i nomi dei protagonisti del rinnovamento linguistico settecentesco, emergono i giornalisti, i critici, i folosofi, gli economisti: anche nel regno della scrittura, com'è noto, i lumi vennero dalle opere che tendevano all'utilità sociale più che dai testi che aspiravano alla bellezza formale.
È naturale allora chiedersi se il processo di rinnovamento si sia presto esteso alla prosa «d'arte»: quale fu la fisionimia della lingua letteraria una volta che la novità ebbe investito altri modelli di lingua scritta?
Il rinnovamento interessò anche l'aspetto fonomorfologico della lingua? In questo settore i settecentisti si allontanarono dalle tradizioni prescrizioni grammaticali e lessecografiche?
Infine: nella sintassi della proposizione quale peso continuarono ad avere alcuni procedimenti d'inversione?
Per rispondere a tutte queste domande ho sottoposto a spoglio un testo rappresentativo della prosa d'arte, le Ultime lettere di Jacopo Ortis, per verificarvi la presenza e misurare l'incidenza di alcuni fenomeni fonologici, morfosintattici e relativi all'ordine delle parole.
Dall'Introduzione
Nel saggio che qui vi presento vorrei analizzare e definire l'infinito sostantivato italiano. Questo...
Per acquistare il libro si veda qui accanto il collegamento sotto la scheda Approfondimenti nella co...
La «Regola dei frati di S. Jacopo d'Altopascio» fu pubblicata nel secolo scorso da Pietro Fanfani, n...