Rime di Angelo Poliziano

Edizione critica a cura di Daniela Delcorno Branca

Edizione Fuori commercio

Se un'edizione critica si propone sempre come un'ipotesi di lavoro, capace di collegare in sistema nel modo più convincente i dati della tradizione, questo è particolarmente vero per le «Rime» di Poliziano. Anzitutto manca una raccolta autografa o comunque autorizzata dall'autore. A rendere più complessa la tradizione contribuisce il genere stesso dei componimenti, in prevalenza rispetti e ballate, poesia largamente topica nel linguaggio, naturalmente aperta a variazioni, e perché metricamente non rigorosa e perché spesso destinata al canto e alla musica.
Si è così determinata una situazione in cui lo stacco culturale fra autore e copisti si riduce al minimo, sia pure in maniera non univoca. Il cosiddetto carattere popolaresco di molte «Rime» favorisce ovviamente una spinta verso il basso, l'assimilazione al proprio livello da parte di copisti poco provveduti. Ma tale processo, del resto normale in ogni tradizione, è curiosamente e vistosamente affiancato (fino alla convivenza in alcuni testimoni) dall'inversa tendenza ad un'impropria nobilitazione del testo, dovuta alla mediazione di raccoglitori letterati, che sono in parte identificabili con amici e allievi del poliziano. Sono quindi sempre possibili sia l'instaurarsi di varianti poligenetiche, sia il ritocco sollecitato da suggestioni colte, o ancora l'intervento diretto a sanare(e pertanto a occultare) guasti precedenti.

Dalla Premessa

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